Life Planner nasce da una riflessione personale che credo possa toccare molte persone: quel senso di inadeguatezza che proviamo quando il mondo sembra volerci imporre chi dobbiamo essere, cosa fare e come vivere. Ci confrontiamo con gli altri, che sembrano incarnare l’ideale dell’essere umano perfetto, e finiamo per sentirci incapaci, fuori posto, o, ancora peggio, "sbagliati".
Il video inizia in un luogo a me molto caro, un punto di partenza di molte delle mie passeggiate nel mio paese d’origine. È proprio qui che il protagonista, mentre cerca di districare le sue cuffiette, nota un quaderno abbandonato lungo il cammino: il "Life Planner".
Nonostante sembri un semplice quaderno, questo oggetto si rivela il motore che avvia la storia e ne orienta la narrazione
Quando il quaderno viene aperto, il protagonista – e con lui lo spettatore – si ritrova catapultato in una realtà che, pur somigliando alla nostra, appare distorta.
Da quel momento, ogni personaggio tiene stretto tra le mani un Life Planner, simbolo tangibile e concreto delle regole sociali che fino ad allora avevano operato in modo implicito, radicandosi nelle nostre vite come norme date per scontate.
Questo quaderno incarna tutto ciò che la società ci impone: aspettative, obiettivi e standard di comportamento che modellano la nostra identità e le nostre azioni. Regole un tempo astratte prendono forma concreta, trascritte nero su bianco, trasformandosi in vincoli espliciti e ineludibili che spingono ogni personaggio a seguire un percorso predefinito, dal quale pare impossibile deviare."
Ogni regola scritta nel Life Planner riflette una tappa che la società ci spinge a raggiungere. La prima, “Devi trovarti una ragazza”, fa riferimento alla pressione che molti ragazzi, soprattutto durante l’adolescenza, sentono di dover essere in una relazione per essere accettati, poiché sembra che tutti gli altri ce l’abbiano. Inoltre, il quaderno presuppone implicitamente che, essendo maschio, il partner debba essere necessariamente del sesso opposto.
Nel video, il protagonista si trova ad affrontare questa realtà: un ragazzo e una ragazza, vicini a lui, si uniscono in coppia, creando un contrasto visivo ed emotivo che sottolinea l’ambivalenza della situazione. Il verso della canzone, 'Wait for your love', intensifica il senso di solitudine e frustrazione del protagonista, che si percepisce inferiore rispetto agli altri e decide di allontanarsi.
Un’altra regola, quella del 'devi avere una bella macchina', nasce da una mia esperienza personale. Da bambino, provavo una certa frustrazione nel vedere i miei amici andare in giro con il loro 'macchinino', mentre io non avevo la stessa indipendenza e dovevo sempre dipendere da loro per gli spostamenti. Nel video, ho trasposto quella sensazione in un contesto più adulto, dove, soprattutto tra gli uomini, il possesso di un’auto invidiabile diventa un simbolo di successo e di affermazione sociale.
Una delle scene più simboliche è quella della sala d’aspetto, una rappresentazione fisica dell’app di incontri Tinder. Ho deciso di ambientarla qui per accentuare la metafora dell’attesa, come se tutti fossimo in fila, aspettando di essere "chiamati" per trovare quella persona con cui costruire qualcosa di significativo. Qui, il protagonista ritrova due suoi amici, immersi nei loro Life Planner, completamente assorbiti dalla ricerca di un partner. Un flashback mostra il loro legame di un tempo, caratterizzato da un affetto genuino e spontaneo, ora sostituito dalla distanza emotiva . Ogni volta che il logo di Tinder si illumina, significa che qualcuno ha ottenuto un match. I due amici lasciano uno alla volta la stanza, e infine anche il protagonista ottiene il suo appuntamento.
Ma l’incontro si rivela diverso da quanto ci si poteva aspettare. Bloccati dai "ruoli" che il life planner impone, i due restano immobili, come se fossero prigionieri di un copione che non sanno interpretare. Il ragazzo dovrebbe fare la prima mossa, mentre alla ragazza è richiesto di lasciarsi conquistare, ma nessuno dei due riesce davvero a rompere il silenzio. La tensione cresce, mettendo in evidenza la stranezza e l’innaturalità di queste regole su di loro.
Successivamente, il protagonista riceve un invito al matrimonio di Riky, uno dei suoi amici della sala d’attesa. Lo rifiuta, non solo per motivi pratici, ma anche per l’invidia sociale che prova. Al matrimonio, invece del tradizionale scambio degli anelli, i testimoni passano i rispettivi life planner agli sposi, un gesto simbolico che evidenzia quanto queste regole siano diventate centrali nelle loro vite. Poco dopo, il protagonista osserva un ragazzo appena laureato, acclamato da applausi e festeggiamenti. È in quel momento che scatta il punto di rottura: tutti intorno a lui sembrano avanzare nella loro lista di traguardi, mentre lui si sente sempre più indietro.
Il momento più intenso del video è quello sotto la pioggia, quando il protagonista, da solo e immerso nei suoi pensieri, si confronta con le pressioni che lo schiacciano. È in quel preciso istante che capisce che forse quelle regole non gli appartengono, o che è necessario trovare un altro modo di affrontarle, con il proprio ritmo e le proprie modalità. Inizialmente, quella sequenza non era pianificata e nemmeno pensavo di includerla nel video, ma la pioggia ha dato una dimensione emotiva che non avrei potuto ottenere diversamente. In questa parte, ho alternato momenti di buio totale con le immagini per invitare lo spettatore a riflettere sulla propria vulnerabilità. Quando lo schermo si fa nero, chi guarda si confronta con se stesso, vedendo il proprio riflesso sul dispositivo con cui guarda il video. È il momento in cui si crea una connessione profonda tra il protagonista e lo spettatore, un'introspezione condivisa.
Dopo lo sfogo del protagonista in riva al fiume, il video svela ciò che si nasconde dietro le apparenze: la coppia “perfetta” finisce per litigare, la ragazza dell’appuntamento e la sposa condividono un interesse reciproco destinato a rimanere irrealizzato, e il laureato, che sembrava aver raggiunto un grande traguardo, è già schiacciato dall’ansia di trovare un lavoro e non riesce nemmeno a godersi il momento. Questa sequenza ci mostra che spesso idealizziamo ciò che vediamo negli altri, senza renderci conto di quanto la realtà possa essere più complessa di quanto appaia.
Subito dopo, vediamo una sequenza veloce di pagine del Life Planner che appaiono in vari luoghi del mondo. Ho scelto un montaggio rapido, con le pagine quasi illeggibili, per comunicare la sensazione di sopraffazione e di difficoltà nel cercare di tenere il passo con tutte queste aspettative. Invito chi vuole approfondire a fermare il video su ogni quaderno, per coglierne il significato e il peso che ciascuno porta con sé. Alla fine, vediamo il protagonista che si libera di quel quaderno, buttandolo via come simbolo del rifiuto di un sistema che non faceva per lui.
Nella scena finale, il protagonista si siede sotto un albero e tira fuori dal suo zaino un nuovo quaderno. Questa volta è colorato, con personalità, in totale contrasto con il Life Planner, che è grigio e asettico. Quando lo apre, scopriamo che è vuoto. È il momento in cui, dopo aver seguito per tutto il video le regole imposte dagli altri, finalmente ha la possibilità di prendere in mano il suo destino. È il momento di scrivere la sua storia.